Annotai questo mito della creazione Giapponese dopo la mia prima visita all'Asian Art Museum in San Franscisco. Rimasi sconcertato dalle abissali differenze rispetto al libro della Genesi. Mi fece riflettere su come una cultura, vista dall'esterno, sembra intricata e primitiva. Mentre il senso della complessita' e primitivita' della propria cultura e' estremamente difficile da percepire. Mi chiesi se fosse mai possibile comunicare davvero tra individui appartenenti a culture cosi' diverse, ognuno avvolto e accecato dalla propria tradizione.
La risposta alla mia domanda la ottenni anni dopo, quando lessi la storia di Fosco Maraini, un antropologo italiano, nonche poeta, fotografo ed esploratore. Si era trasferiito in Giappone con la famiglia nel 1938 per insegnare in una prestigiosa universita' in Hokkaido. Nel 1943, quando l'Italia firmo l'armistizio, rifiuto' di aderire alla repubblica di Salo e tornare in Italia a combattere contro gli alleati, e di conseguenza fu mandato in un campo di concentramento. Le condizioni di vita erano terribili, e ben presto comprese che ne lui ne i membri della sua famiglia erano supposti sopravvivere alla prigionia. Capi' che doveva fare qualcosa. Chiese di parlare col comandante del campo e protesto' formalmente contro le condizioni in cui erano tenuti. Il comandante era allibito, e gli domando come osasse, lui Italiano chiedere qualunque cosa dopo la firma dell'armistizio da parte dell'Italia: un comportamento accettabile per un italiano, ma inconcepibile per un giapponese. Il disprezzo e l'ira del comandante del campo erano tali che la situazione sarebbe senza dubbio precipitata in una esecuzione, se l'italiano, per tutta risposta, non avesse afferrato una scure e non si fosse tagliato di netto il mignolo della mano destra con una scure, sporcando di sangue l'uniforme bianca immacolata del comandante inorridito, e offrendogli poi il dito amputato sotto gli occhi delle atterriti della moglie e le grida altissime delle figlie. Un comportamento inconcepibile per un italiano, ma comprensibile per un giapponese, Nella cultura giapponese, la violenza contro se stessi e' una testimonianza estrema di valore morale. Inoltre l'aver sporcato di sangue la bianca uniforme implicava l'obbligo del comandante a prendere responsabilita' della situazione della situazione. Fosco Maraini non ottenne la libertà , ma una capretta ed un orticello gli permisero di sopravvivere con la sua famiglia sino alla fine della guerra.
Dopo aver letto la storia di Fosco Maraini, realizzai che una comunicazione profonda e' in effetti possibile anche tra culture diametralmente diverse, a patto che ci si sforzi di comprendere a fondo chi si ha di fronte, piuttosto che tentare di esprimere cio' che si ha dentro. Bisogna imparare a guardare e ascoltare prima di provare a parlare.
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