La Seconda Ballerina del Millennio

La Seconda Ballerina del Millennio (Siviglia, Spagna, 2000)

Il posto era un teatrino piccolo, contenente in tutto al massimo una settantina di persone. Sedie basse e tavolinetti microscopici d'appoggio. Una vera miniatura di teatro: c'era persino un livello inferiore e uno superiore. Alle pareti vari manifesti d'epoca di flamenco. Garbati, non pretenziosi. Un quadro con due galli che si affrontano, simbolo del locale. Alla porta un minuscolo botteghino da cui spuntava la grossa testa della moglie del proprietario. Il proprietario era all'ingresso che riceveva i clienti e manovrava l'impianto luci, una normalissima serie di interruttori inchiodati su un asse di legno che controllava le luci del palco. Arrivai che lo spettacolo era cominciato da poco. Sul palco si alternavano varie possibili combinazioni degli artisti, in tutto una decina di persone. Non piu' di quattro persone per volta, due cantori, un musico e una ballerina. Ciascun pezzo durava una ventina minuti circa, e il finale era solitamente un crescendo di piedi, grida e mani con l'intento chiaro di aiutare ad estorcere l'applauso. L'impatto emotivo sul pubblico era efficace. Il primo tempo trascorre piacevolmente e il pubblico, turisti di ogni nazionalita' e forma, era soddisfatto. Stava ricevendo quello per cui ha pagato, una danza esotica e poco comprensibile, ma eccitante e rumorosa. Qualcosa da raccontare e da ricordare. Era la notte di capodanno del 2000, l'inizio del millennio.

Lo spettacolo fu sospenso poco prima della mezzanotte, e al pubblico fu chiesto di tirare fuori dalle buste di stagnola coriandoli, mascherine e cappelli di carta. Uno dei cantori batte' i dodici rintocchi del 2000 con un martello su un incudine. Una musica da veglione riusci' a mobilitare i turisti, che cominciarono a salire sul palco. Una donna asiatica in lungo si lancio' in una scarsa imitazione del flamenco battendo mani e piedi con scarso senso del ritmo. Non riuscendo a coinvolgere, smise grazie un residuo senso di rispetto nei confronti dei ballerini. I turisti continuarono a ballare per una ventina di minuti circa . Non avendo ne fisico ne classe per la danza, ed alla fine ripresero le postazioni.

Il brusio diminui', e quasi casualmente si ebbe nuovamente un pubblico che guardava un palcoscenico. Ma con una differenza rispetto al prima. Si era nel nuovo secolo e nel nuovo millennio. Ed anche il piu' bieco dei turisti, per quanto uso alla superficialita' della vita, per quanto abituato a scansare i discorsi piu' profondi come inutili trastulli mentali, davanti all'inizio di un millennio ha la testa che vaga in considerazioni. Un millennio che comincia fa percepire l'abisso dell'incedere del tempo. Giustificate dunque le meditazioni, almeno una volta ogni mille anni. Tutto cio' creava tuttavia un problema tecnico nell'immediato: un pubblico immerso in profonde considerazioni sull'infinito e' un pubblico distratto, poco ricettivo al coinvolgimento dello spettacolo. Gli artisti dovevano aver anticipato la situazione, e preventivato la messa campo di una contromossa.

La prima ballerina del millennio infatti era la piu' avvenente secondo canoni comuni: minuta, labbra carnose, una carica erotica esplicita. La scelta di cominciare il millennio con lei era un palese tentativo di arginare la prevedibile distrazione del pubblico alle soglie della nuova era con un richiamo agli istinti basilari. Nella maniera di ballare accentuava piu' delle altre le poche pose palesemente erotiche del flamenco. Una ampia oscillazione del bacino con le spalle al pubblico e le mani sui fianchi, un gesto riproposto in varia misura, da accennato a medio a esplicito, raggiungeva vette quasi volgari nella prima ballerina del millennio. Alla scelta della ballerina si univa la scelta del ballo e del costume. Il tema aveva qualcosa a che fare Cuba, piu' una samba che un flamenco. E il vestito, anziche' la lunga gonna a piege e colori accesi , consisteva in nient'alltro che un corsetto a stelle e strisce.

L'accento erotico della ballerina, vestito e folklore cubano avrebbe dovuto garantire la riuscita della prima danza del millennio, evitando la distrazione mistica del pubblico di fronte all'abisso della nuova era. Le cose pero' andarono diversamente. Non che il pubblico non abbia apprezzato le fattezze dell'artista e la sua arte. Tuttaltro. Ma dopo un'iniziale interesse, la attenzione divenne discontinua, superficiale. Lo scarso successo era sottolineato da una serie di sguardi preoccupati dell'imbonitore principale, soggetto sui cinquanta con enorme pancia tesa. Nel tentativo di porre rimedio alla sottile distrazione generale, l'imbonitore, con l'aiuto dell'altro cantore, creava subitanee esplosioni di grida e sbattute di piedi, al solito tese a strappare l'applauso. Il trucco riusciva ma il pubblico, concesso quanto doveva per cortesia, si rituffava discretamente nel sommesso parlottio e nella meditazione sul futuro.

La seconda ballerina del millennio sono in pochi a ricordarne l'entrata in scena, o la maniera in cui era vestita, ma tutti i presenti ne conservano ancora il ricordo stampato nel cuore. Una memoria fatta di emozioni, non di fatti. Una memoria senza parole. Perche' a voler spiegare, a voler raccontare, non c'e' nulla da dire.

Entro' in scena dopo l'applauso di convenienza alla sua collega, in una sala densa per il brusio sommesso, dove il palcoscenico era un luogo come un'altro, il flamenco una musica di sottofondo, e una ballerina nient'altro che un'immagine su uno schermo in fondo alla sala. Si guardo' con imbonitore, guardo' il pubblico inesorabilente disattento. Era dunque quello l'inizio del suo millennio? Era dunque quella la vita? Una danza inutile tra l'indifferenza del mondo? Dove l'amore che si ha nel cuore, il dolore che si ha dentro, sono meno di niente? Davanti a lei, sullo sfondo di tutti i millenni passati e futuri, faceva mostra di se il nulla piu' assoluto e profondo, il vuoto, nel suo terrificante splendore. E lei era l'unica in quella sala ad avere il coraggio di guardare l'abisso dei secoli direttamente negli occhi, senza distogliere lo sguardo, senza vacillare. Una visione terrificante, la vertigine di un pozzo senza fondo, di una solitudine senza fine. Una vista sul baratro, dove i millenni di indifferenza e solitudine passati e futuri si rivelavano chiari, come un deserto di dune dall'alto di una roccia. Una visione terribile e liberatoria al tempo stesso. Capace di frantumare i legami col tempo e col prossimo in un attimo. Capace di liberare nello spazio di un secondo. Di far brillare cio' che si conserva al centro del cuore, qualunue cosa essa sia, avvolto in strati di convenzioni e consuetudini.

E comincio' la danza. E lentamente, inesorabilmente, tutto il pubblico si e' trovo' misteriosamente con gli occhi incollati al palcoscienico. L'attenzione di ogni singola persona nella sala completamente e focalizzata su di lei. Un'attenzione ipnotica, profonda, inesorabile. Un vortice emotivo da cui nessuno poteva esimersi. Per un'attimo ebbi la senzazione fisica che davvero l'universo intero ruotasse intorno a quella gonna a pieghe, non come iperbole narrativa, ma come realta'.

Cio' che accadde, come accadde, e' un mistero e come tale non posso ne devo spiegarlo in dettaglio. Ma descrivere puo' aiutare a comprendere. Lo sguardo ad esempio. Rimase fisso per la maggior parte della danza. Immobile, orientato in maniera irremovibile verso un punto virtuale alle spalle del pubblico, oltre la platea, leggermente alto, poco oltre l'orizzonte. La concentrazione dello sguardo era tesa allo spasimo. Cosi' diverso dallo sguardo della prima ballerina del millennio, che si posava leziosamente sul pubblico, quasi a implorare un contatto, ad instaurare un finto gioco amoroso. Una sola volta lo sguardo si e' rilassato dalla sua fissita' ossessiva. All'inizio. Poco dopo l'entrata in scena. L'imbonitore aveva cominciato a cantare e a battere mani e piedi. Con la professionalita' di un pianista di piano bar, che ha ben chiaro che il pubblico non e' li per ascoltare. Aveva cominciato a cantare, ma senza metterci forza o cuore. La seconda ballerina del millennio ad un certo punto lo ha fissato dritto negli occhi, e con i piedi a cominciato un ritmo in crescendo sempre piu' complesso, sempre piu forte e intricato. E nel frattempo fissava dritta, inflessibile, l'imbonitore in fondo all'anima. E mentre aumentava il ritmo in intensita' e complessita', e forza, fino ad essere un purissimo e precisissimo uragano di suoni, continuava a guardare fisso l'imbonitore negli occhi. Era un invito, chiaro e diretto, ad andare sino in fondo. A dare tutto quello che si puo dare. A restare nudi del tutto. A strapparsi il cuore dal petto e a mostrarlo ad una platea insulsa di turisti ottusi. Per il solo gusto di farlo. Per se stessi. E per l'universo.

Comprendere che nella vita non si ha nulla da perdere o da guadagnare e' diventare il centro assoluto dell'universo, per l'eternita'. E i millenni, cosi come il resto del mondo, non sono piu' che lontani ricordi d'infanzia.

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