La prima cosa che mi successe appena arrivato in Tibet fu di essere arrestato. Ero appena atterrato all'aereoporto do Leh, che al tempo era una striscia di sabbia nel mezzo di montagne rocciose meglio note come Himalaya. Tirai fuori la macchina fotografica, montai il teleobbiettivo piu' potente, e cominciai a guardare le sacre montagne in uno stato di estasi. Ero nella terra dei 10.000 Budda, ero sotto il cielo blu cupo situato giusto sotto il centro del Nirvana. Nel mezzo di tale stato di esaltazione mistica, mi parve di sentire urlare qualcuno, anche se non realizzai affatto che stava urlando contro di me. Mi puntava il dito ed urlava come un folle in una lingua che immaginai sanscrito arcaico o qualcosa del genere. Ebbi appena il tempo di allontanare la macchina fotografica dal mio occhio e dare uno sguardo all'urlatore quando mi sentii sollevare verso il cielo blu e con mia sorpresa realizzai che galleggiavo a mezz'aria, come uno dei monaci ascetici in meditazione di cui avevo letto. La differenza stva nel fatto che la mia levitazione era aiutata da due soggetti di grossa taglia che mi tenevano per le braccia, e mi portarono volando in una stanza buia in una casa di fango non lontano da dove ero. La distanza fu percorsa senza che i miei piedi toccassero il suolo neanche una volta, letteralmente. La stanza era piccola e vuota, e gli unici moboli erano due sedie e una scrivania. Non prometteva nulla di buono. Fui fatto atterrare con poche cerimonie su una delle due sedie, mentre l'urlatore continuava a puntarmi il dit contor e a gridare piu' che poteva. Dopo alcuni minuti un'altro uomo in uniforme entro nella stanza, apparentemente dell'India del sud, con piu' decorazioni dei due che mi avevano sollevato e quindi di grado militare piu' elevato. Il civile che urlava comincio a parlare in maniera tumultuosa all'ufficiale, che appariva calmo. Io posso dire che ero teso e curioso, piu' teso che curioso. Dopo alcuni minuti, l'ufficiale si rivolse a me direttamente, e mi spiego' in inglese che stavo puntando il teleobbiettivo nel punto in cui le frontiere di Cina, India, Afganistan e Pakistan si incontrano. Uno dei punti piu' critici del pianeta, me spiego'. E sebbene non ci fossero guerre al tempo, l'ufficiale non credeca sarebbe rimasto in pace a lungo. Gentimente mi chiese la pellicola, che gli diedi con gioia, e mi lascio' andare dopo avermi elargito alcuni consigli sulla maniera migliore di viaggiare nella zona. Devo ammettere che non presi le sue parole troppo sul serio al tempo.
Spesi circa un mese in Tibet. Ricordo interminamili colonne di mezzi militari, musulmani in villaggi tappezzati di poster di Khomeini, la gentilezza e la poverta' rurale dei bambini e dei contadini, il sorriso dei santoni induisti, i vestiti tradizionali delle donne tibetane, i monaci buddisti. Nessuno di loro consapevole di essere sulla soglia di una sanguinosa guerra senza fine, cominciata subito dopo che io lasciai il paese. Una guerra non ancora finita dopo oltre 30 anni di pena.
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